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Nuova Fiat 600, stop al tricolore della discordia

Stellantis toglie il tricolore italiano anche dalla nuova Fiat 600. E ci risiamo, la telenovela sul Made in Italy continua, dopo le precedenti puntate che hanno visto protagoniste prima Alfa Romeo Milano corretta in Junior e Fiat Topolino bloccata e sequestrata dalla guardia di finanza a Livorno con la bandiera che ancora sventolava sulla fiancata…

Stavolta, è stata la stessa Stellantis che per tagliare la testa al toro ed evitare l’ennesimo sequestro o altre controversie con il governo, ha tolto di mezzo la bandiera italiana dal paraurti della nuova Fiat 600. Ovviamente, rimanete sempre connessi per le prossime puntate…

Fiat 600 bandiera italiana sul paraurti
@M3motorcube

Stellantis ha dichiarato: “sulla Fiat 600 la presenza dei colori della bandiera italiana non aveva altra finalità che indicare l’origine imprenditoriale del prodotto, il cui design e stile sono stati ideati, disegnati e progettati da un soggetto italiano, Stellantis Europe S.p.A., detentore del marchio Fiat. La Società ha sempre chiaramente dichiarato, sin dal lancio della Fiat 600, che la vettura viene assemblata in Polonia. Ciò anche nella propria comunicazione alla stampa, che ne ha ampiamente reso conto. Il veicolo reca inoltre un’etichetta che specifica il luogo di produzione (“Made in Poland”): sebbene fermamente convinta di aver sempre agito al riguardo in piena correttezza, Stellantis Europe S.p.A. intende ribadire con questa iniziativa la propria volontà di operare in piena ed assoluta trasparenza circa il luogo di assemblaggio dei propri prodotti e di prevenire ogni equivoco al riguardo”.

La casa automobilistica ha dichiarato di aver preso autonomamente la decisione con l’intento di “agire con completa trasparenza riguardo al luogo di assemblaggio dei propri veicoli, evitando qualsiasi fraintendimento”. Questa mossa mira a ridurre le tensioni, nonostante Stellantis affermi in un comunicato di essere “fermamente convinta di aver sempre operato con la massima correttezza in tal senso”.

Intanto, sono state rimosse anche le foto della 600e dai siti media dell’azienda, precedentemente caricate per la stampa.

Il precedente con FIAT Topolino

La scorsa settimana, la Guardia di Finanza ha confiscato oltre 130 minicar Fiat Topolino importate dal Marocco, a causa della presenza sulle portiere di un inserto con i colori della bandiera italiana. Stellantis ha spiegato che sulla Fiat 600 e sulla Topolino l’uso dei colori della bandiera italiana serve esclusivamente a “indicare l’origine imprenditoriale del prodotto”, progettato e disegnato in Italia, ribadendo di aver sempre chiarito che la Fiat 600, lanciata ufficialmente lo scorso anno, viene assemblata in Polonia.

Il nodo dell’Italian Sounding

Al momento, Stellantis ha rimosso soltanto il tricolore dalla carrozzeria dell’auto, mentre il sito dedicato al lancio della nuova Fiat 600 continua a richiamare fortemente l’Italia, con slogan come ‘The Italian update’ e riferimenti a ‘i colori dell’Italia’, ‘il meglio dell’italianità’, la ‘dolcevita italiana’ e altri. Potrebbero essere rimossi in futuro o forse mai, ma è curioso che solo il tricolore sia sparito dalla vettura mentre il sito ufficiale insiste sull’italianità del veicolo. La situazione per Stellantis resta complessa, soprattutto dopo le recenti dichiarazioni del ministro Urso, che commentando il sequestro delle 134 Topolino ha ribadito che “la legge è uguale per tutti” e che la normativa italiana sull’Italian Sounding è “pienamente in linea con l’accordo internazionale di Madrid, sottoscritto da 53 nazioni, che si impegna a contrastare le indicazioni ingannevoli”.

Questa decisione si colloca in un contesto di tensioni crescenti tra il governo italiano e Stellantis, derivanti dal calo della produzione dell’azienda nel paese. Il governo Meloni ha apertamente criticato Stellantis per la produzione di auto di storici marchi italiani come Fiat e Alfa Romeo in paesi dove il costo della manodopera è inferiore rispetto all’Italia.

@M3motorcube

Perché il governo Meloni attacca Stellantis?

I rapporti tra il gruppo Stellantis e il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, sono stati tesi sin dall’insediamento della premier nel 2022, con conflitti latenti e scontri mediatici eclatanti.

Le tensioni sono alimentate da ragioni politiche ed economiche. Meloni e Fratelli d’Italia criticano la strategia industriale e l’assetto societario di Stellantis, nato dalla fusione tra Fiat Chrysler Automobiles (FCA) e il gruppo francese PSA, e accusano l’azienda di non rispettare l’“italianità” del marchio. Stellantis, infatti, è considerata l’erede della Fiat, storica azienda italiana.

Il settore automobilistico è cruciale per l’economia italiana, impiegando direttamente e indirettamente 1,2 milioni di persone e generando 90 miliardi di euro annui. Tre quarti di queste imprese sono legate a Stellantis. Il governo Meloni spinge affinché Stellantis aumenti la produzione in Italia e sviluppi la ricerca sull’auto elettrica, minacciando di ridurre gli incentivi al settore se ciò non avviene.

Nonostante Stellantis abbia aumentato la produzione del 9,6% nel 2023, è lontana dagli obiettivi del governo, che vorrebbe almeno un milione di veicoli prodotti in Italia. Il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, sostiene che la domanda italiana sia insufficiente, con un mercato in calo dal 2017.

Lo scontro si riflette anche sulle dinamiche politiche e aziendali. La fusione tra FCA e PSA ha portato a una maggiore influenza francese, con lo Stato francese che detiene oltre il 6% del capitale di Stellantis. Meloni accusa Stellantis di favorire gli interessi francesi rispetto a quelli italiani, mantenendo la sede fiscale ad Amsterdam per benefici fiscali.

VIDEO – TEST DRIVE DELLA NUOVA FIAT 600e:

Nonostante i legami e gli interessi significativi di Stellantis in Italia, l’azienda è ormai una multinazionale con attività in oltre 30 paesi. Il governo italiano vede questo come un tradimento, aggravato dalla costante diminuzione degli occupati italiani nel gruppo.

Le tensioni culminano in accuse reciproche e proposte di nuovi investimenti. Urso ha ventilato l’ipotesi di aprire il mercato italiano a produttori stranieri, inclusi cinesi, per raggiungere una produzione annua di 1,4 milioni di auto. Questo ha suscitato ulteriori polemiche da parte di Tavares, che vede nei produttori cinesi una minaccia competitiva, complicando ulteriormente le relazioni diplomatiche.

PODCAST – Fiat Topolino e 600e – La dolce vita va in elettrico:

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