Suzuki e la Rivoluzione Green: idrogeno e nuove fonti energetiche al centro della ricerca
Nel mondo della mobilità sostenibile, il nome Suzuki si distingue per un approccio innovativo e multifocale. Non parliamo solo di tecnologie ibride ed elettriche, ma di una frontiera ancora più futuristica: l’idrogeno. Questa fonte energetica, spesso definita la chiave di volta per una mobilità a emissioni zero, rappresenta uno dei pilastri della strategia di sostenibilità della casa giapponese.
L’Idrogeno: tecnologia e visione
Suzuki ha dimostrato un impegno costante verso lo sviluppo di soluzioni basate sull’idrogeno, con un occhio di riguardo per le due ruote. Questo approccio è evidente nel progetto del maxi-scooter “Burgman Hydrogen”, un veicolo che utilizza un motore a combustione interna (ICE) alimentato a idrogeno. L’idrogeno bruciato in un motore termico produce emissioni nocive prossime allo zero, mantenendo però la sensazione di guida e le prestazioni dei motori tradizionali. Una scelta strategica che promette di rendere questa tecnologia più facilmente accettabile da un pubblico ampio. Nuovi brevetti mostrano ulteriori novità riguardo il prototipo del maxi scooter alternativo visto la prima volta nel 2010. L’ultimo prototipo del Burgman ha segnato un’evoluzione significativa: grazie a un layout che prevede due serbatoi di idrogeno (uno sotto la sella e uno sotto la pedana, davanti al motore), il veicolo mantiene compattezza e maneggevolezza, superando le difficoltà di design iniziali. Questo sviluppo è solo una delle testimonianze dell’impegno di Suzuki a rendere l’idrogeno una realtà pratica e accessibile.
La sfida delle infrastrutture
Ovviamente, un aspetto cruciale per il futuro dell’idrogeno è lo sviluppo di infrastrutture di rifornimento efficienti e sicure. Suzuki, insieme a Yamaha, Honda, Kawasaki e Toyota, è uno dei membri fondatori del consorzio “HySE (Hydrogen Small mobility & Engine technology)”, L’obiettivo del consorzio è superare le barriere tecnologiche e progettuali che ancora ostacolano l’adozione dell’idrogeno su larga scala, in particolare per i veicoli di piccola mobilità. Tra le priorità c’è la standardizzazione dei sistemi di rifornimento e lo sviluppo di serbatoi capaci di contenere idrogeno ad alte pressioni senza compromettere la sicurezza o l’autonomia dei veicoli.
Il ruolo del Giappone nella transizione energetica
Il Giappone si pone come leader globale nella ricerca sull’idrogeno, sostenendo un approccio diversificato alla decarbonizzazione. Oltre ai veicoli a celle a combustibile (come la Toyota Mirai), il Paese promuove l’uso dell’idrogeno in motori termici. Suzuki si inserisce in questo contesto come un player determinante, capace di combinare tradizione e innovazione, sviluppando soluzioni che potrebbero avere un impatto significativo sul mercato globale. E’ vero, nel nostro paese la carenza pressocché totale delle infrastrutture a idrogeno è evidente, ma non possiamo limitarci a vedere solo il ruolo dell’Italia, perché la sfida è globale.
Toshihiro Suzuki, Representative Director and President: “Attualmente siamo “un’azienda di mobilità che supporta la vita quotidiana delle persone”, ma in futuro puntiamo a diventare “un’azienda infrastrutturale strettamente connessa alla vita delle persone”
Non solo due ruote: dai biocarburanti all’idrogeno per i motori fuoribordo
L’idrogeno non è l’unico fronte su cui Suzuki si sta muovendo. La casa giapponese sta esplorando alternative come i biocarburanti e l’elettrificazione dei motori marini. La strategia Suzuki abbraccia anche il mondo della nautica, dove sono previsti 5 nuovi motori fuoribordo entro il 2030, con una percentuale di motorizzazioni EV del 5%.
Recentemente, Suzuki ha collaborato con Shell per utilizzare carburanti a base biologica in competizioni sportive (8 Ore di Suzuka), dimostrando come soluzioni sostenibili possano trovare spazio anche in contesti ad alte prestazioni. Questi progetti non sono solo dimostrazioni tecniche, ma segnali di un approccio globale verso una mobilità veramente sostenibile.
Un futuro plurale
Suzuki non si limita a scommettere su una sola tecnologia. L’idrogeno, i biocarburanti, i motori elettrici e persino l’esplorazione di veicoli volanti testimoniano un approccio eclettico. “La mobilità del futuro non sarà definita da una sola soluzione – ha sottolineato Massimo Nalli, presidente di Suzuki Italia – ma da un mix di tecnologie capaci di soddisfare le diverse esigenze dei mercati e delle persone”. Insomma, l’elettrico è una delle possibilità, non l’unica. Bisogna avere una visione più olistica e con più tecnologie di riferimento.
Con il Burgman Hydrogen e i progetti nati dalla collaborazione nell’ambito dell’HySE, Suzuki si conferma tra i protagonisti di una rivoluzione verde che punta a riscrivere le regole della mobilità. Le sfide sono ancora molte – dall’ottimizzazione dei costi alla diffusione delle infrastrutture – ma la determinazione della casa di Hamamatsu è innegabile.