Adinolfi: ''Solidale con Arisa. Mondo Lgbt è violento, fa bene a non andare al Pride''
Roma, 31 mag. (Adnkronos) - "Quello che è successo ad Arisa è quello che subisco ogni giorno sulla mia pelle. Il mondo Lgbt, nella sua formalità associativa, è un mondo violento: 'O sei con me, o sei contro di me' e chi non ha la tendenza ad assoggettarsi subisce intimidazioni e deve essere silenziato''. Così Mario Adinolfi, conversando con l’Adnkronos, esprime la 'massima solidarietà' ad Arisa, criticata e insultata sui social dopo le sue parole di apprezzamento su Giorgia Meloni. La cantante ieri sul suo profilo Instagram ha comunicato ai suoi fan che, a causa degli attacchi ricevuti, non parteciperà al Gay Pride di Milano dove era prevista una sua esibizione sul palco. ''Arisa fa bene a non andare al Gay Pride - prosegue - ma a questo punto dovrebbe iniziare a riflettere un po' su chi è lei, una donna del sud che ha dei valori molto solidi alle spalle e quei valori secondo me sono anche la cifra della sua dimensione artistica. Rincorrere le mode, e lo dico a tutti gli artisti, solo perché in questo momento sembra vantaggioso è un errore, perché poi le mode cambiano. Può essere un grave errore strategico. Arisa è finita in un tritacarne inconsapevolmente, non è che ha una posizione 'adinolfiana' - scherza - è sempre stata una icona Lgbt, era amata. Ma guai ad esprimere un dubbio. Questo atteggiamento da parte del mondo Lgbt è stato agito infinte volte''.
''In questi giorni - racconta Adinolfi - ho letto che anche Pillon, qualche giorno fa, non ha potuto parlare durante una iniziativa. Poi c’è stato l’episodio della Roccella. Per non parlare di me e di quello che ho dovuto subire quando ho presentato il mio ultimo libro - spiega - non solo feroci contestazioni ma c'è anche chi è arrivato a dirmi: 'Non devi entrare nella mia città'. Secondo Adinolfi la causa scatenante che ha portato ''all'esclusione di Arisa'' dal Gay Pride ''è stata la sua dichiarazione sulla maternità surrogata. Lei si è sfilata dalla posizione del mondo Lgbt dicendo che non è una pratica che può essere accettabile - ricorda Adinolfi - Il punto cruciale però è che Arisa non ha espresso una posizione conflittuale ma semplicemente non si è assoggettata alle 'tavole della legge Lgbt' ed è una cosa impressionante che coloro che si dichiarano 'inclusivi' non accettino che si possano avere opinioni diverse dalle loro.Sono dieci anni che denuncio questo atteggiamento aggressivo da parte del mondo Lgbt - rincara Adinolfi - ora lo sta sperimentando pure Arisa. Questo è un mondo che include solo chi si assoggetta. La stessa parola 'inclusività' è una parola violenta perché quando tu dici 'inclusività' intendi che c’è un soggetto che decide chi includere e inevitabilmente nella parola 'inclusivo' c’è anche chi viene escluso. Trovo che sia una cattiveria consigliare al manager di Arisa di non farla esibire al Gay Pride di Milano solo perché ha espresso una opinione leggermente diversa da quella del mondo Lgbt - conclude - è un messaggio in cui dici: 'tu non parli più, non sei più dei nostri solo perché hai detto una frase'. Arisa sicuramente non ha una posizione ideologica contraria al mondo Lgbt ma è bastata una frase di dissenso, quasi inconsapevole. Se non ti assoggetti vieni 'escluso' dagli 'inclusivi' e questo è lo trovo abbastanza curioso''.
(di Alisa Toaff)