Parità di genere, genitori e caregiver: il sostegno necessario
(Adnkronos) - Parità di genere, genitori e caregiver, qual è il ruolo dei privati e del terzo settore? Se ne è parlato nell’ambito dell’evento “La cura delle persone” che si è tenuto oggi, in occasione della Giornata mondiale della popolazione, all’Adnkronos.
I carichi di cura della famiglia, che siano rivolti ai neonati o a genitori anziani, sono sbilanciati e pendono quasi sempre verso le donne. L’abbandono lavorativo che ne deriva impone un ripensamento nel settore privato tanto quanto nel pubblico e alcuni esempi virtuosi tracciano la strada verso un miglioramento della condizione lavorativa femminile e della genitorialità. Ecco alcuni modelli aziendali che hanno cambiato il paradigma invertendo il trend della denatalità.
“Il tema dei carichi di cura è fondante della relazione tra azienda e dipendenti, ma anche della gestione familiare. Quando parliamo di work life balance si pensa quasi esclusivamente alle donne che hanno i carichi di cura di figli e genitori anziani, ma non è un tema esclusivamente femminile – ha spiegato Luisa Quarta, Coordinatrice gruppo donne Manageritalia -. Dobbiamo favorire un percorso culturale perché tutto ciò impatti sulla presenza delle donne del mondo del lavoro senza limitare la presenza delle stesse nei diversi settori. Parliamo di perdita di punti percentuali di guadagno. Nel settore terziario siamo al 51% di donne e nei ruoli dirigenziali siamo al 23% di presenza femminile. Come evitare che ciò blocchi l’accesso al lavoro delle donne? Lavorare per obiettivi: modelli aziendali che forniscono lo smart working consentirebbero a tutti, indipendentemente dal genere, di essere più produttivi, felici e sereni”.
E sul gender pay gap si lavora in Manageritalia “con l’Onorevole Gribaudo, con due emendamenti che abbiamo costruito insieme. Manageritalia si pone come partner strategico con le istituzioni. Lavoriamo su una parità obbligatoria. Solo quando non si parlerà più di maternità, ma di genitorialità, ci sarà una vera equità”, ha concluso Luisa Quarta.
Altro esempio virtuoso è il lavoro svolto da A2A nell’ambito della genitorialità. Mauro Ghilardi, Chief People and Transformation Officer A2A, ha spiegato che i 120 milioni di euro stanziati fino al 2035 hanno lo scopo di sviluppare la “life company”.
“Abbiamo deciso di incoraggiarla e il risultato è stato 350 bambini nati su circa 14mila dipendenti, con un tasso di fertilità “aziendale” superiore del 50% circa rispetto alla media italiana. Abbiamo siglato accordi con sindacati senza aspettare norme o cambiamenti della costituzione”.
Il progetto copre i dipendenti su tre ambiti:
• Cultura, intervenendo con corsi formazione rivolti ai manager che incoraggino la genitorialtà e che ascoltano le difficoltà delle mamme e dei papà dopo la nascita di un figlio.
• Tempo. Cioè la metà dei dipendenti che lavora nell’igiene urbano e l’altra metà che si occupa del campo dell’energia hanno la stessa maternità e paternità facoltativa “che si può trasformare in denaro se necessario”.
• Sostegnofinanziario. Si tratta di un supporto economico che parte quando il neonato arriva al mondo, fino al 18esimo anno di età. Con accordi bancari A2A fornisce ai genitori un prestito qualora le famiglie non avessero la possibilità di far studiare i propri figli. Prestito che parte da 3.250 euro per baby setting e asilo nido, nei primi tre anni, e poi importi decrescenti nelle successive fasce di età.
Uno dei temi emerso nell’ambito del tavolo rotondo è quello di fare squadra: “Oltre Prenatal – ha dichiarato Claudio Riccardi, Quality and Csr Director PRG retail group -, nel nostro gruppo ci sono altre realtà che ci rendono un hub del Sud Europa tra i maggiori, dedicato ai bambini. Abbiamo avvertito per primi il calo delle nascite: negli ultimi 15 anni abbiamo perso il 34% delle nascite, più di un bambino su tre e questo ci fornisce la percezione della gravità di quest’urgenza. Oltre ad essere un tema di business è un tema di sostenibilità per l’intero sistema Paese: senza nuove nascite non c’è futuro. Crediamo sia fondamentale creare un’alleanza per invertire il trend così da poter ricominciare ad avere una piccola crescita. Vogliamo essere un centro di aggregazione per le famiglie e clienti. L’idea ci è venuta partecipando agli Stati generali della Natalità e poi con un confronto con il Moige che ci ha portato a creare un progetto di attivismo sociale che mettesse insieme clienti, aziende, istituzioni pubbliche e persone. Abbiamo creato una raccolta fondi a cui hanno aderito i clienti donando ben 700mila euro e ci ha permesso di formare genitori che hanno offerto le loro competenze per supportare 250 famiglie italiane fragili e speriamo di poterne aggiungere altre 250 entro fine anno in tutte le esigenze quotidiane.”
Uno dei temi che spaventa di più e rallenta la genitorialità è la mancanza dei servizi e di una rete sociale della quale far parte: “La cooperazione deve superare la competizione e speriamo che i nostri competitor portino avanti idee simili. La forza è nel dare l’esempio e tracciare una via percorribile da altre realtà e ci porti a un’azione collettiva fondamentale per il futuro del Paese”, ha concluso Riccardi.
“People First” non è solo uno slogan, ma per Fater è una vera e propria missione. A spiegarlo è Antonio Fazzari, General Manager Fater che con i “caffè aziendali” ha raccontato l’esperienza della propria azienda: “Un caffè con circa 15 persone per capire bisogni e necessità è la strategia con cui abbiamo interagito e raccolto le opinioni dei dipendenti. Oggi siamo a 1500 caffè per ascoltare tutti – continua ironicamente -. Siamo tornati a fare grandi scelte come lo smart working 5 su 5 e l’azienda è cresciuta su fatturato e profitto anno dopo anno per cinque anni. Lo abbiamo fatto perché lo ritenevamo giusto, poi abbiamo capito che era anche sostenibile per un ritorno economico. Il lavoro ibrido 5 su 5 è stato definito il primo benefit dai nostri dipendenti, ma deve essere una questione di inclusione sociale, per chi deve andare a prendere i figli o curare un genitore anziano. E ora stiamo testando la liberalizzazione delle ferie per uscire dai sistemi di controllo perché le persone hanno bisogno di fiducia e mezzi per coltivare il proprio talento”.
Non solo privati. Gli enti del terzo settore acquisiscono maggiore importanza quando si parla di prendersi cura di una persona, sia essa un neonato, ma anche chi è affetto da malattie croniche o un genitore anziano.
Il lavoro di Nuova Collaborazione, in questo senso, è fondamentale. "Siamo impegnati nell’assistenza alle famiglie che gestiscono il rapporto di lavoro con i caregiver e nel rapporto con le istituzioni – racconta Filippo Breccia Fratadocchi, Vicepresidente Nuova Collaborazione -. Il contratto collettivo che firmiamo con organizzazioni sindacali dei lavoratori ha istituito un sistema bilaterale che fornisce formazione ai collaboratori domestici e prestazioni sanitarie e assistenziali. Questo sistema è autofinanziato e sul fronte della formazione nel lavoro domestico si gioca la partita più importante che è quella della sicurezza sul lavoro. Al rapporto domestico non si applica il Testo Unico della sicurezza sul lavoro perché le famiglie non potrebbero permetterselo mai”. Quindi, spiega Breccia Fratadocchi, persino corsi per le lingue diventano fondamentali perché "la lingua assume sempre più importanza in un contesto nel quale sono le persone extracomunitarie a ricoprire maggiormente questi ruoli". Oltre agli aspetti legati alla legalità.
Una defiscalizzazione strutturale potrebbe essere utile per questo settore? “Nel 2022-2023 – ha poi sottolineato - abbiamo raggiunto più di 620 bonus con un costo stimato ai 150 miliardi nel 2024. Ma possibile che non si riesca a istituire in modo strutturale un bonus per chi ha bisogno di assumere personale? Se una giovane mamma rinuncia al lavoro perché lo stipendio lo deve investire nella baby-sitter rinuncerà così anche alla propria carriera, al proprio futuro, a essere presente sul mercato del lavoro in modo continuativo. Ma se avesse avuto un sostegno che sia in denaro o di defiscalizzazione, forse avrebbe ottenuto un altro risultato. Le amministrazioni locali hanno approcci più concreti: il Piemonte ha stanziato 10 milioni per badanti e baby sitter, la Liguria altri 7 milioni”.
E sull’importanza di un supporto nei ruoli di cura, ha concluso il Panel, Paola Rizzitano, Presidenze della sezione Lazio di Aisla Onlus, che da anni collabora con le istituzioni e sul quale dialogo è più ottimista: “Siamo in un cammino di ascolto e partecipazione con enti e istituzioni anche grazie a questi eventi che mettono in rete le persone e aiutano a dare più attenzione a chi ne ha bisogno. Il caregiver oggi chiede maggior supporto e sostegno nella cura della persona affetta da una patologia e, per questo, vuole riconoscimento del proprio ruolo. Così come un supporto psicologico è il bisogno che è emerso dai test di stress familiare”.