Il nuovo decreto sul riutilizzo dei rifiuti inerti
(Adnkronos) - La questione dello smaltimento e riutilizzo dei rifiuti provenienti da costruzioni e demolizioni è di importanza strategica nel processo di transizione verso la sostenibilità del settore edile. Secondo Ispra, infatti, ogni anno in Italia vengono prodotti 78,7 milioni di tonnellate di rifiuti inerti, che corrispondono al 48% del totale di rifiuti speciali prodotti a livello nazionale. Con la firma del nuovo decreto sul riutilizzo dei rifiuti inerti, è stato fatto un passo avanti nella semplificazione e nel miglioramento delle regole in vigore con il precedente DM 152/2022. Il nuovo decreto sui rifiuti inerti, da una parte amplia le possibili applicazioni dei materiali edili recuperati, dall’altra riduce i costi economici e amministrativi per gli operatori del settore. I nuovi criteri entrati in vigore con la firma del decreto, stabiliscono, tra l’altro, che i rifiuti da costruzione, demolizione e attività minerarie cessino di essere considerati rifiuti destinati alla discarica, potendo quindi essere avviati al recupero e al successivo riutilizzo, nel caso in cui risultino in linea con specifici criteri di qualità. Tra i materiali considerati rifiuti inerti rientrano frammenti di murature, calcestruzzo, mattoni, prodotti ceramici, scarti di manufatti in calcestruzzo armato e non, detriti di sovrastrutture stradali e ferroviarie, intonaci, malte. In sede di firma del nuovo decreto, il viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Vannia Gavia ha dichiarato: “In un Paese povero di materie prime, recuperiamo strategicamente materia prima seconda, centrando diversi obiettivi: meno discarica e, quindi, più economia circolare, più tutela ambientale, ma anche ascolto e supporto alle imprese con un impatto positivo su diverse filiere tra cui quella estrattiva, delle costruzioni e delle demolizioni, della produzione di aggregati riciclati, bitumi, calcestruzzo e cemento, che hanno un peso importante in Italia”. Tra le novità introdotte dal nuovo decreto, la definizione delle responsabilità del produttore di aggregato recuperato, che includono anche le dichiarazioni di conformità e le modalità di prelievo e detenzione dei campioni di materiale inerte recuperato. Un altro aspetto prioritario della nuova normativa riguarda la richiesta ai produttori di implementare un sistema idoneo a individuare il rispetto dei criteri stabiliti nel decreto stesso, allo scopo di garantire il controllo della qualità e il costante automonitoraggio. Entro 24 mesi dall’entra in vigore del nuovo DM, il Ministero dell’Ambiente analizzerà i dati del monitoraggio acquisiti tramite il Registro Nazionale delle Autorizzazioni al Recupero (ReCER) e procederà alla revisione dei criteri per la cessazione della qualifica di rifiuto, garantendo il costante aggiornamento e la pertinenza delle normative.