Federlegnoarredo, filiera chiude 2023 a 52,6 miliardi di fatturato, -8,1%
Milano, 13 feb. (Adnkronos) - Il fatturato 2023 della filiera legno-arredo si attesta a 52,6 miliardi di euro con un calo complessivo dell’8,1% sul 2022. Risultato sviluppato principalmente dal mercato interno a 32,7 miliardi di euro (62% del totale) che registra un andamento negativo (-10,1%) ma che tocca anche l’export (-4,5%) con un fatturato che sfiora i 20 miliardi di euro (38% del totale).
Lo attestano i preconsuntivi elaborati dal Centro Studi FederlegnoArredo su dati Istat e presentati durante la conferenza stampa del Salone del Mobile.Milano 2024.
“Rispetto al 2019 - l’anno precedente il biennio 2020-2022 in cui l’abitare e la casa sono stati prepotentemente al centro dei capitoli di spesa delle famiglie - il fatturato di quest’anno registra una performance superiore, con circa 10 miliardi di scarto (erano 43 nel 2019). Un risultato apparentemente positivo – spiega Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo - ma che nasconde il peso inflattivo registrato già a partire dalla fine del 2022. È sufficiente guardare i dati Istat della produzione industriale per interpretare il dato: nei primi undici mesi del 2023, la produzione industriale dei mobili registra un -5,3% e quella del legno un -14,8%. Si produce meno –conclude Feltrin – i fatturati sul’22 rimangono comunque più alti rispetto al 2019 per l’aumento dei prezzi (mobile +6,5%) e i margini delle aziende si riducono. È bene comunque evidenziare che uno dei fattori che ha causato la flessione della filiera nel suo complesso è anche il calo fisiologico della domanda interna, dopo due anni di crescita eccezionale, dovuta soprattutto al venir meno della spinta che i vari bonus edilizi hanno dato al settore e il cui progressivo ridimensionamento continuerà a incidere negativamente sui risultati della nostra filiera”.
Dopo aver sfiorato i 29 miliardi di euro nel 2022, il fatturato del macrosistema arredamento nel 2023 si ridimensiona leggermente arrivando a 28 miliardi di euro con una flessione totale che si attesta al 3,4% e una differenza molto contenuta tra mercato interno (13,2 miliardi di euro) con un -3,2% ed export (circa 15 miliardi di euro) a -3,6%, ma la cui quota sul fatturato totale rimane stabile al 53%.
Per quanto riguarda il macrosistema legno si registra un calo del fatturato ancora più marcato (-11,6%) che tocca così quota 21,4 miliardi di euro, mentre le esportazioni calano del 7,3% raggiungendo 5,1 miliardi di valore, il mercato interno sfiora i 16,3 miliardi e arretra addirittura del 12,8%. A questo si aggiunge il commercio legno che nel 2023 raggiunge i 3,2 miliardi di euro di fatturato con una variazione percentuale pari al -20%.
In una filiera particolarmente votata all’export come quella del legno-arredo, le guerre in corso, gli equilibri geopolitici in divenire e la recente crisi del canale di Suez, (ammonta a circa 2,5 miliardi il valore dell’export della filiera legno-arredo sulla rotta del Mar Rosso mentre l’import è pari a circa 1,9 miliardi) incidono profondamente su più fronti. Dai costi triplicati dei container, che ricadono a valle sul costo dei prodotti finiti, all’energia che nei primi mesi del ’24 è tornata ad aumentare, il prezzo del legno invece dopo aver raggiunto un picco ad ottobre 2022 ha iniziato a calare, anche se molto lentamente. Gli ultimi dati a disposizione evidenziano infatti che nel periodo gennaio-novembre’23 l’aumento del legno risulta ancora dell’1,2% sullo stesso periodo del ‘22.
Gli Infodata, realizzati dal Centro Studi di FederlegnoArredo su dati Istat, evidenziano che per l’export la Francia risulta ancora in testa (2,7 miliardi di euro) a +0,6%, seguita dalla Germania, (1,8 miliardi di euro) alle prese con una pesante crisi interna; a -6,4%.
Gli Stati Uniti (1,7 miliardi di euro) scendono al terzo posto dopo due anni di crescita sopra la media nei quali aveva superato la Germania, con un pesante -13,2%. La Cina ancora salda al settimo posto (458 milioni) registra un -19,1%, la peggiore performance tra le prime 10 destinazioni della filiera. Per trovare un segno positivo dopo la top ten si deve scendere alla 12esima posizione degli Emirati Arabi Uniti (307 milioni di euro) a +3,3%; segue la Russia (246 milioni) a -7,4% e il Canada, 15esimo (221 milioni) a -14,5%, mentre l’Arabia Saudita (185 milioni) è a -1,9%.
“Un puzzle complesso in cui mercati entrano, mercati escono in lassi temporali brevi a cui non eravamo abituati solo fino a pochi anni fa. La nostra filiera fatta soprattutto di piccole e medie imprese, come abbiamo sempre detto, ha proprio in questi fattori la flessibilità e la velocità per adattarsi ai cambiamenti. Ma questo non significa che sia facile, che non richieda sforzi, investimenti e visione. Come Federazione – commenta il presidente Feltrin – siamo sempre al lavoro per individuare gli strumenti di supporto agli imprenditori in fasi tanto complesse, facendoci portavoce verso le istituzioni nazionali ed europee delle loro istanze, per raggiungere obiettivi comuni che facciano gli interessi del nostro tessuto imprenditoriale e del Paese al tempo stesso. Penso all’internazionalizzazione, al sostegno alla transizione digitale e green che non possono però coincidere con l’approccio del ‘tutto e subito’, ma penso anche alla concorrenza sleale di chi produce fuori dai confini europei non rispettando le normative in tema di sostenibilità e rispetto dei diritti umani. Penso alla valorizzazione e alla gestione del nostro patrimonio boschivo per renderci sempre più una filiera a km zero, tema su cui abbiamo lavorato sin dall’inizio con i ministeri competenti e adesso stiamo mettendo a terra le proposte per i decreti attuativi. Adesso mancano due mesi al Salone del Mobile, vetrina per eccellenza del Made in Italy e, ancora una volta, sarà il nostro design a dettare le tendenze del settore, unico nel saper coniugare stile, ricerca dei materiali, tecnologia e sostenibilità. Forti della nostra qualità, il Salone aiuterà le imprese anche a individuare nuovi mercati e nuovi target di pubblico, a partire dalle giovani generazioni che imporranno un cambio di prospettiva e approccio ai modelli di business”.