Francesco Molinari vittima del 'Sesto Potere' dei social al teatro Ambra Jovinelli
Roma, 11 gen. (Adnkronos) - Odio, denaro, vendetta: sono le tre parole che campeggiano a caratteri cubitali a segnare i tre capitoli sul fondale della scenografia di 'Sesto Potere', l'opera scritta e diretta da Davide Sacco, in scena fino al 21 gennaio al teatro Ambra Jovinelli di Roma, con Francesco Montanari protagonista nei panni della vittima al presente e al tempo stesso del carnefice al passato di quel 'potere' rappresentato dalla forza dei social, che nel mondo contemporaneo si sta sostituendo a quella del quarto potere rappresentato dalla stampa e del quinto potere incarnato dalla televisione, accanto ai tre poteri istituzionali di governo, parlamento e magistratura.
La vicenda ha una duplice ambientazione: uno studio tv dove il conduttore intervista il vicesegretario di un partito estremista lanciato verso la vittoria elettorale, nell'ultimo appuntamento utile prima della notte che precede il voto; e un capannone isolato dove tre ragazzi - interpretati da Cristiano Caccamo, Matteo Cecchi e Nina Torresi - vengono pagati dallo stesso partito per inventare fake news e manipolare le elezioni politiche imminenti. Davanti alla tv, assistendo al programma in diretta e preoccupati che questo possa compromettere il loro lavoro, i tre decidono di creare fake news non più contro il partito avversario ma per diffamare direttamente il popolare giornalista che sta mettendo in crisi con le sue domande il loro leader.
"La trama è tristemente attuale: politica, fake news, manipolazione dei social - sottolinea l'autore e regista Davide Sacco - Ma quello su cui ho scelto di concentrarmi sono state le motivazioni che spingono una generazione a comportarsi in maniera crudele, cattiva, bastarda. Ci sono molti conflitti in scena: il più evidente è quello tra i ragazzi e il conduttore tv, che è anche il motore principale della vicenda, nel campo di battaglia della diffusione delle notizie. Ma più andiamo avanti nella scoperta dei personaggi e più capiamo che il conflitto maggiore è interiore a ognuno di loro, tra quello che vorrebbero essere e quello che la società li costringe a diventare".
(di Enzo Bonaiuto)