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Salute Studio italiano, lisato batterico riduce ingresso di Sars-CoV-2

Studio italiano, lisato batterico riduce ingresso di Sars-CoV-2

Roma, 21 set. (Adnkronos Salute) - I lisati batterici, in particolare il Lantigen B, potrebbero avere un ruolo nel ridurre le infezioni da Sars-CoV-2. Uno studio in vitro dimostra che le cellule della mucosa faringea, trattate con una quantità di Lantigen B* equivalente al normale dosaggio previsto per l’assunzione del farmaco, riducono l’espressione dei recettori Ace2 che fungono da porte di accesso del virus sulla superficie cellulare. Sono i risultati dello studio italiano - disponibile in versione pre-print e in attesa della pubblicazione in una rivista internazionale peer-reviewed – coordinato da Giovanni Melioli, già capo dipartimento di Medicina sperimentale all’Istituto Giannina Gaslini e professore di gestione di laboratorio dell’Alta Scuola di specializzazione di Patologia Clinica presso l’università di Genova.

I lisati batterici – spiega una nota - sono vecchi alleati dei polmoni. Sviluppati negli anni ’60 del secolo scorso, sono una categoria di farmaci che racchiudono parti inattivate di batteri, permettendo al sistema immunitario di prepararsi per tempo a reagire alle infezioni. Moltissimi studi negli ultimi 50 anni hanno provato scientificamente che i lisati stimolano la produzione di anticorpi, riducono le infezioni frequenti delle vie respiratorie e migliorano la salute della mucosa, rivelandosi benefici sia per gli anziani che per i bambini, categorie particolarmente sensibili ai mali di stagione.

"Siamo partiti - racconta Melioli – da un importante studio statunitense condotto da una brillante scienziata italiana, Donata Vercelli che, impiegando gli importanti mezzi messi a disposizione della ricerca universitaria negli Stati Uniti, ha dimostrato come un lisato affine al Lantigen B riducesse sia l’espressione di Ace2 – il recettore che accoglie la proteina Spike del Sars-CoV-2 – sia, conseguentemente, la possibilità di infezione del Covid-19 su cellule monoclonali in laboratorio”. Sulla base dei risultati di quello americano, “abbiamo costruito uno studio - continua Melioli - che mettesse alla prova i risultati ottenuti applicando la ricerca a cellule della mucosa faringea prelevate con un semplice tampone da 15 volontari. Le cellule sono rimaste in coltura per 24 ore con 1-2mmgg di Lantigen B e, poi, analizzate”.

Due le cose importanti scoperte dai ricercatori italiani. “La prima – spiega il professore - è che i quattro quinti delle cellule riducevano in maniera drastica l’espressione del recettore Ace2 e che questo risultato avveniva in cellule vive del corpo, le stesse che sono bersaglio del Sars-CoV-2 durante l’infezione; la seconda è che il dosaggio al quale questo effetto si ottiene è lo stesso previsto per la somministrazione orale del Lantigen B”.

Alla luce di questi risultati il gruppo sta “avviando un nuovo studio - precisa Melioli - al fine di dimostrare che l’effetto registrato in vitro sulle cellule prelevate dalla faringe avvenga anche in situ, ovvero nella laringe stessa dopo assunzione di Lantigen B per bocca. Ritengo, però, che, data la semplicità del modello e la chiarezza dei risultati, lo studio in vitro verrà confermato da quello in vivo”.

La ricerca italiana mette in risalto una strategia in più contro il Covid. “Esistono, al momento - dice il professore - tre modi per proteggersi dal Covid-19: non infettarsi; il vaccino; i farmaci antivirali. Sono confidente che queste nuove linee di ricerca abbiano svelato l’esistenza di una quarta difesa: i lisati batterici che riducono la possibilità di rimanere contagiati. Questa nuova risorsa contro il Covid-19 non è un’alternativa al vaccino - avverte -. Il vaccino è provato essere lo strumento che riduce di molto gli effetti sistemici (come la polmonite interstiziale) e i sintomi più gravi quando ci siamo infettati. Il Lantigen B promette a sua volta di essere il farmaco che ci aiuta a non infettarci. Un risultato importante – anche considerando gli altri benefici sulle vie respiratorie del Lisato - per tante delle categorie a rischio e, soprattutto – conclude Melioli - per coloro che non sono coperti, per varie ragioni, dalla protezione vaccinale”.

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