Big Tech, solo il 26% di dirigenti e manager è donna
(Tecnologia) - In un mondo dove il progresso tecnologico segna ogni aspetto della nostra vita quotidiana, la presenza femminile in questo settore rimane un tema di fondamentale importanza. Recentemente, in occasione della Festa della Donna, l'azienda di smartphone ricondizionati Swappie ha messo in luce un dato che riflette una realtà che vede la forza lavoro femminile ancora in secondo piano nel campo tech: globalmente, solo un terzo della forza lavoro nel settore tecnologico è composto da donne, le quali occupano soltanto il 26,5% delle posizioni dirigenziali e manageriali di alto livello nelle aziende del S&P 500. Questi numeri, tratti da dati raccolti da Deloitte e Statista, emergono nella cornice di #Women4SustainableTech, un'iniziativa di Swappie.
Swappie emerge come esempio di inclusione, vantando una forza lavoro femminile che annovera donne provenienti da 44 nazionalità diverse. L'impegno dell'azienda va oltre la semplice statistica: è parte integrante della cultura aziendale. Questo si traduce in iniziative concrete come l'adozione di un modello di assunzione equo e paritario, lo sviluppo di una cultura di leadership inclusiva e il monitoraggio costante del benessere dei dipendenti.
Manjinder Kaur, Senior Production Specialist presso il sito OPS di Tallinn di Swappie, sottolinea l'importanza di accordi di lavoro flessibili per sostenere l'avanzamento di carriera delle donne, in particolare per quanto riguarda le responsabilità di cura dei figli. Kaur ha sottolineato l'approccio moderno di Swappie circa la flessibilità, che consente alle persone di adattare i loro orari di lavoro per soddisfare efficacemente le esigenze personali.
Tiia Willman, Head of Talent Acquisition di Swappie, la quale sottolinea l'importanza di un'esposizione precoce alle tecnologie per le giovani ragazze, con l'obiettivo di colmare il divario di genere nel settore introducendo opportunità di carriera diversificate fin dall'inizio. “L'industria tecnologica non è nulla di cui aver paura”, afferma Willman, sostenendo la necessità di demistificare il settore e di mostrarne la natura data-driven e d'impatto ai potenziali talenti femminili.