Studiare all’estero: Italia prima nel programma Erasmus+
(Adnkronos Salute) - Intraprendere un periodo di soggiorno all’estero per motivi di studio e formazione rappresenta una scelta che coinvolge un numero crescente di persone, tra studenti e docenti. Una decisione attuata specie in ottica di miglioramento del proprio percorso formativo e professionale che, oltretutto, implica una crescita personale grazie all’approfondimento nei confronti di lingue, tradizioni e culture diverse dalla nostra. L’attrattiva per i periodi di studio all’estero, in particolare, coinvolge studenti e formatori italiani. Il nostro Paese, infatti, risulta primo per numero di persone che hanno intrapreso il percorso Erasmus+, secondo i dati Unesco elaborati da Studyaway. Nel complesso, il trend dei periodi di studio all’estero è in crescita costante da diversi decenni, sempre secondo Unesco, passando da 300 mila studenti all’estero per motivi di studio nel 1963, a circa 6 milioni nel 2019. Entrando nello specifico dei dati, sono soprattutto le ragazze a decidere di svolgere un periodo di studi all’estero, il 59% del totale, mentre il 63% di loro opera questa scelta per eseguire un tirocinio professionale. Tra i giovanissimi il divario aumenta ulteriormente, arrivando al 65-70% di ragazze contro il 30-35% di ragazzi. Per quanto riguarda i benefici concreti di un’esperienza di studio all’estero, StudyAway segnala che oltre all’apprendimento linguistico, i giovani che fanno questa esperienza sviluppano maggiori doti in termini di indipendenza, spirito di adattamento, apertura mentale, abilità interpersonali. Un bagaglio di cosiddette soft skills che diventano parte integrante dell’individuo e che sono sempre più richieste nel mondo del lavoro. Dunque, in definitiva, seguire un programma di studi all’estero come Erasmus+, è utile allo sviluppo non solo di doti e capacità che possono essere strategiche nella propria affermazione a livello professionale, ma anche di fattori importanti per la crescita della personalità individuale.