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Economia Le modifiche al nuovo codice degli appalti

Le modifiche al nuovo codice degli appalti

(Adnkronos) - Importanti novità in arrivo in materia di appalti pubblici grazie all’approvazione in esame preliminare da parte del Consiglio dei ministri del 21 ottobre 2024 di un decreto legislativo che modifica in parte il decreto legislativo 31 marzo 2023 n.36, noto come Codice dei contratti pubblici. I correttivi e le integrazioni previste dovrebbero razionalizzare e semplificare la precedente disciplina su diverse tematiche, tra cui, equo compenso, tutele lavoristiche, digitalizzazione, revisione dei prezzi, qualificazione delle stazioni appaltanti, consorzi, tutela delle PMI e delle microimprese, fase esecutiva del contratto di appalto e partenariato pubblico privato (PPP). Il nuovo decreto legislativo, che dovrebbe essere approvato in via definitiva entro il 31 dicembre 2024, interviene modificando 78 articoli, ne introduce 3 nuovi e prevede l’inserimento di 3 nuovi allegati. Entrando nel dettaglio, con riferimento al tema dell’equo compenso, il provvedimento chiarisce i termini di applicabilità della legge n.49/2023 al settore dei contratti pubblici, in ragione di un maggiore equilibrio tra i diversi interessi. A tale proposito, vengono indicati nuovi parametri per l’affidamento dei contratti relativi ai servizi di architettura, ingegneria e degli altri servizi di natura tecnica e intellettuale di importo uguale o superiore a 140 mila euro, stabilendo che i corrispettivi determinati secondo le modalità di cui al cosiddetto “decreto parametri” (DM 17/06/2016), sono utilizzati dalle stazioni appaltanti e dagli enti concedenti ai fini dell’individuazione dell’importo da porre a base di gara, comprensivo di compensi, oneri, spese accessorie, fissi e variabili. Vengono, inoltre, fissati due diversi criteri per garantire il principio dell’equo compenso nei contratti pubblici. In caso di affidamento diretto, deve essere garantito un minimo dell’80% del corrispettivo previsto ovvero, la riduzione del compenso per i servizi di cui sopra non può essere superiore al 20%. Per le procedure di gara, invece, vengono previsti meccanismi di calmierazione dell’entità del ribasso che può essere fino al 35% dell’importo da porre a base di gara. In tema di digitalizzazione dei contratti pubblici, il nuovo decreto contiene diverse disposizioni, tra cui ricordiamo la semplificazione del procedure per il fascicolo virtuale degli operatori economici, la suddivisione di compiti tra il RUP e personale delle stazioni appaltanti ai fini del caricamento dei dati sulla banca dati nazionale dei contratti pubblici, la razionalizzazione dei requisiti tecnici al fine della redazione in modalità digitale dei documenti di programmazione, progettazione ed esecuzione di un’opera. Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2025 per gli appalti pubblici resta l’obbligo del BIM per la progettazione e realizzazione di nuovi lavori e per gli interventi su costruzioni esistenti per gli appalti superiori a due milioni di euro per importo base di gara. Sul fronte della qualificazione delle stazioni appaltanti vengono previsti nuovi requisiti od obblighi, tra cui il monitoraggio dell’efficienza decisionale, l’erogazione di corsi di formazione per migliorare il livello professionale degli operatori, l’istituzione presso l’ANAC di un tavolo di coordinamento dei soggetti aggregatori. Infine, a tutela delle PMI, le stazioni appaltanti saranno tenute ad effettuare opportune verifiche sul mercato di riferimento per garantire la partecipazione anche delle micro, piccole e medie imprese, specie in caso di affidamenti sotto le soglie europee. Nel dettaglio, viene stabilito che almeno il 20% delle prestazioni subappaltabili venga assegnato alle imprese di cui sopra.

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