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Tendenze Come il digitale ha cambiato la nostra psiche?

Come il digitale ha cambiato la nostra psiche?

Lo abbiamo chiesto a Giuliano Castigliego, autore del libro "Inconscio Digitale e Sostenibilità: per una psicopatologia della vita quotidiana digitale".

Esiste oggi un legame tra la psicologia, la sostenibilità e la trasformazione digitale? Come è cambiata la nostra comprensione della vita nell'era digitale? A queste e ad altre domande è possibile trovare risposte nel libro di Giuliano Castigliego dal titolo "Inconscio Digitale e Sostenibilità: per una psicopatologia della vita quotidiana digitale". L’opera è edita dal "Digital Transformation Institute - Fondazione per la Sostenibilità Digitale", la prima Fondazione nata in Italia ad occuparsi delle dinamiche della digitalizzazione e trasformazione digitale con particolare riferimento agli impatti sulla sostenibilità ambientale, culturale, sociale ed economica.

L’intervista all’autore

Specialista in psichiatria e psicoterapia, l’autore Giuliano Castigliego è Co-fondatore dell’associazione uma.na.mente e curatore del blog "Incontri di confine" su Nòva Il Sole 24 ore. Lo abbiamo intervistato per scoprire di più in merito all’influenza della trasformazione digitale sui comportamenti umani e in particolare sulla sfera cognitiva.

Qual è il legame tra psicologia, sostenibilità e trasformazione digitale?

Esattamente come dobbiamo rispettare le risorse ambientali, sociali ed economiche per non compromettere, nel soddisfacimento dei nostri bisogni, la possibilità delle generazioni future di realizzare i loro, dobbiamo parimenti fare i conti con le nostre risorse psicologiche e quelle altrui, senza abusarne, rispettandone confini, tempi e modi di sviluppo. Possiamo prenderci cura della nostra psiche, coltivare i nostri processi mentali e rispettare quelli altrui, anche sui social media, dove spesso tendiamo a vedere riflessa solo la nostra immagine. Se usati correttamente, digitale e anche social media hanno uno straordinario potenziale nella promozione della salute in generale e di quella psicologica in particolare.

Qual è stata negli ultimi anni l'influenza che il digitale ha esercitato sulla nostra psiche?

Da una parte il digitale ha aperto straordinarie possibilità creative, consentendoci di realizzare i nostri sogni ad occhi aperti, (per alcuni giochi di intrattenimento, per altri progetti culturali, per altri ancora creazioni artistiche o progetti imprenditoriali). Ci ha inoltre offerto innovative modalità di comunicazione e di interazione sociale fino a pochi anni prima inimmaginabili. La trasformazione digitale inoltre non modifica solo i processi, ma ha il potere di cambiare il senso delle cose. (S. Epifani). Dobbiamo però anche riconoscere che il digitale ha determinato un sovraccarico cognitivo per eccesso di informazioni e stimoli, tende ad esercitare una pressione temporale su di noi, induce, con il multitasking, un’attenzione divisa e distratta, premia, sugli attuali SM, un atteggiamento narcisistico egocentrico.

In che modo la trasformazione digitale ha ridefinito i confini tra vita pubblica e privata?

I social media sono divenuti lo spazio in cui mostrare ed esprimere non solo il nostro aspetto esteriore, ma anche la nostra interiorità. Mentre conosciamo da sempre l’abitudine di curare e mostrare il nostro aspetto esteriore in occasioni pubbliche (la festa, la passeggiata, lo shopping, lo “struscio”), eravamo invece abituati a riservare una più o meno discreta manifestazione della nostra interiorità a contesti privati (il diario, la confidenza all’interno della coppia, della famiglia, della cerchia dei parenti, degli amici, dei colleghi). 
Erano tradizionalmente solo gli scrittori e più in generale gli artisti che si potevano permettere di mescolare a piacere vita pubblica e privata. Ora tutti possiamo essere scrittori di tweet e post, artisti di immagini, in cui mostriamo pubblicamente la nostra vita privata, che dunque privata non è più, ma che desideriamo rendere pubblica nei tempi, nei modi e nella quantità che a noi aggrada. Siamo dunque i novelli divi e, da buoni divi, temiamo i paparazzi, ci dimentichiamo spesso però di essere i paparazzi di noi stessi.

Cosa si intende per “inconscio digitale” e in che modo si lega a Freud?

Per inconscio digitale intendo l’insieme di ciò (affetti, pensieri, desideri) che noi inconsciamente proiettiamo su Internet e sui social media, così come degli stimoli inconsci che dal digitale vengono suscitati in noi, influenzando il nostro quotidiano. (L’inconscio digitale è dentro di noi e opera secondo le stesse modalità del nostro tradizionale inconscio, inducendoci cioè a proiettare sul digitale, senza che ce ne rendiamo conto, le nostre emozioni più riposte, i nostri pensieri più inaccessibili e i nostri più inconfessabili desideri. Allo stesso modo quello che è disponibile in rete viene recepito da noi attraverso il filtro inevitabilmente distorcente delle nostre precedenti esperienze emotive e cognitive.)

Il concetto di inconscio digitale si collega a Freud perché il digitale ha caratteristiche molto simili a quelle che Freud attribuiva all’inconscio, cioè: la sostituzione della realtà esterna con un’altra realtà, quella digitale; l’atemporalità (il fatto cioè che i processi digitali non sono alterati dal trascorrere del tempo); la mobilità degli investimenti emotivi, (tale per cui anche nel digitale i contenuti vengono investiti e disinvestiti di interesse emotivo ed affettivo in modo subitaneo, basti pensare al fenomeno della viralità);  il fatto infine che nel digitale, così come nell’inconscio, non esistono la negazione, né il dubbio né diversi livelli di certezza, tutto e il suo contrario possono invece coesistere. 

A tuo parere, in che modo il digitale può rappresentare un’opportunità per migliorare la vita delle persone oggi?

L‘avventura digitale apre nuovi mondi e attribuisce nuovo senso a quelli finora conosciuti, ma può riuscire solo se vissuta all’insegna della consapevolezza e della sostenibilità. Siamo noi i naviganti, dal nostro attivo e consapevole impegno dipende l‘esito del viaggio digitale e dalla nostra capacità di non compromettere le risorse delle generazioni future dipende se ci potranno essere altri viaggi.

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