Xi da Putin e la crisi ucraina, Sisci: "La Cina teme Russia a pezzi"
Roma, 20 mar. (Adnkronos) - Una visita "forse per salvare la Russia da un'umiliazione totale e cocente" perché "quello che la Cina teme di più è che la Russia vada a pezzi oppure che arrivi un governo filoccidentale". Il sinologo Francesco Sisci ragiona con l'Adnkronos sulla visita di Xi Jinping a Mosca da Vladimir Putin, quel presidente russo con cui il leader cinese aveva consolidato un'intesa "senza limiti" poco prima dell'inizio della guerra in Ucraina, più di un anno fa. Xi è atterrato a Mosca dopo la visita saltata di Antony Blinken in Cina, dopo il mandato di arresto della Corte penale internazionale contro Putin e il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran con la mediazione cinese, per quello che i media cinesi descrivono come un "viaggio di pace" che dovrebbe essere per il leader cinese l'occasione per "un ruolo costruttivo nel promuovere colloqui di pace" che pongano fine al conflitto in Ucraina. "E' possibile che Xi vada adesso in Russia perché è fallita l'offensiva russa e ancora non è iniziata quella ucraina - dice Sisci pensando ai prossimi mesi - Sappiamo che l'offensiva russa è fallita, che non hanno fatto alcun progresso, mentre l'offensiva ucraina potrebbe sfondare. E allora se gli ucraini per la seconda volta riconquistassero parti di territorio che avevano preso i russi, naturalmente la posizione russa diventerebbe molto, molto difficile, imbarazzante".
Quindi, prosegue, "è possibile che i cinesi abbiano scelto questo momento per trovare una soluzione che salvi la Russia da un'umiliazione cocente". "Il problema - evidenzia Sisci - è che la Russia comunque è sconfitta, ma se la Cina attraverso questa mediazione riesce a salvare un pezzo di Russia è un risultato molto importante per la Repubblica Popolare perché quello che la Cina teme di più è che la Russia vada a pezzi oppure che arrivi un governo filoccidentale". E, continua il sinologo, "questa mediazione cerca di prevenire in qualche misura i due scenari" e anche di "sganciare" il gigante asiatico da "eventuali errori russi" in modo da poter in ogni caso rivendicare di aver "lavorato per la pace". Pechino, afferma ancora, "interviene oggi e non un anno fa" perché "si rende conto che la Russia non può vincere" e "cerca di evitare pur nella sconfitta un'umiliazione", un'impresa "non facile perché la Russia è molto divisa e lo stesso è per l'Ucraina". E la questione delle armi? Secondo Sisci, la Cina "non è interessata a farsi coinvolgere troppo" nel conflitto e la priorità del gigante asiatico "sembra essere oggi quella di fermare la guerra prima che travolga la Russia".
Senza dimenticare, avverte il sinologo, che "come la prima Guerra Fredda è cominciata davvero con la Guerra di Corea così la seconda guerra fredda è cominciata davvero con la guerra in Ucraina". "Allora i rapporti tra Cina e Russia erano cruciali e lo sono anche oggi - osserva - però, memore credo di quell'esperienza passata, la Cina non vuole trovarsi a gestire una situazione impossibile come fu la Corea" e "cerca di evitare la trappola della Guerra di Corea".
I cinesi, prosegue, "vogliono presentarsi come mediatore", ma proporsi come "mediatore neutrale è difficile perché la propaganda nella Repubblica Popolare è filorussa e anti-americana" e inoltre "Xi va a Mosca ma non a Kiev", quindi "è chiaro" che si tratta di una "posizione spostata". Sarebbe comunque, rimarca, un "fatto positivo se si riuscisse a trovare un modo per fermare la guerra ed evitare questo inutile massacro" e se accadesse ci sarebbe "il problema del dopo, perché si apre la questione russa" poiché "la guerra ha tenuto sotto un tappo tutte le tensioni interne".
Intanto continuano a rincorrersi le voci su una possibile telefonata tra Xi e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo i colloqui a Mosca e, rileva Sisci, sarebbe "importante anche perché Zelensky ha dato credito al piano cinese" a differenza di "tanti altri in Occidente che si sono dimostrati scettici". Così, secondo il sinologo, un colloquio telefonico con Zelensky potrebbe essere "forse più importante dell'incontro con Putin perché vorrebbe dire che effettivamente la Cina cerca di riposizionarsi e questo riposizionamento potrebbe essere cruciale".
Per molti la visita di Xi in Russia è una chiara dimostrazione di sostegno a un leader del Cremlino sempre più isolato. Ma, conclude Sisci, "se Xi riuscisse a portare a casa qualunque cosa, sarebbe un buon risultato", anche dopo "quello tra Iran e Arabia Saudita", e si potrebbe "pensare a un incontro, a un vertice con Blinken più sostanzioso, più solido".