Sudan nel caos, avviata operazione evacuazione italiani
Washington, 23 apr. (Adnkronos/Ani) - Ancora scontri e combattimenti in Sudan. Il ministero della Difesa ha avviato l'operazione di evacuazione degli italiani. "La Difesa è in costante contatto con la Presidenza del Consiglio, la Farnesina e l’Autorità delegata, rendendo disponibile ogni assetto utile a mettere in sicurezza, e poi portare in salvo, tutti i nostri connazionali presenti in Sudan" afferma il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che segue costantemente tutte le operazioni, e che aggiunge: "La Difesa monitora, in costante coordinamento con gli altri organi dello Stato e i partner internazionali, la preoccupante situazione in essere a Khartum che cambia in continuazione".
"Le attività di evacuazione dei nostri connazionali sono coordinate dal comando operativo di vertice interforze - si legge - Sono già decollati due C130 dell’aeronautica militare alle 13,55 ora italiana da Gibuti alla volta di Khartum con a bordo personale delle forze speciali dell’Esercito Italiano e dei Carabinieri. La sicurezza degli aeroporti è assicurata dai fucilieri dell’aria dell’aeronautica militare".
"Speriamo che entro la notte" gli italiani che si trovano in Sudan siano in salvo, "stiamo lavorando perché entro la nottata tutti gli italiani possano essere messi in sicurezza", ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a Mezz'ora in più su Rai 3. Il titolare della Farnesina ha reso noto "di aver parlato con entrambi i leader" delle parti in lotta (Abdel Fattah al-Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo, ndr) che gli hanno fornito "la garanzia che entrambi tuteleranno gli italiani". Nel corso dell'intervista a Lucia Annunziata, Tajani ha ringraziato i due militari "perché entrambi sono favorevoli a far passare il corteo di auto" con gli italiani che lasciano il Paese. "L'aeroporto - ha aggiunto il ministro - è in questo momento sotto il controllo dei lealisti, del governo. Noi abbiamo avuto la clearance per far atterrare" gli aerei necessari per portare fuori dal Paese gli italiani. L'auspicio è che "entro poche ore, entro la nottata" sia completata l'operazione.
L'operazione organizzata dai militari italiani per l'evacuazione dei circa 140 italiani ancora in Sudan porterà fuori dal Paese anche cittadini svizzeri e della Nunziatura apostolica, più cittadini dell'Unione Europea, in totale "circa 200 persone", ha riassunto Tajani. "Il punto di incontro è l'ambasciata italiana che è pienamente operativa oggi", ha precisato, senza voler dare il numero dei militari coinvolti nell'operazione per il salvataggio e la sicurezza dei nostri cittadini. "La situazione è pericolosa perché c'è una situazione di guerra", ha aggiunto.
"I nostri connazionali sono stati tutti contattati, anche durante la nottata, dall’unità di crisi del ministero, sono stati chiamati uno per uno, stanno tutti bene e raggiungeranno la nostra ambasciata”, aveva reso noto in precedenza il vicepremier, a margine della sua visita al Salone del Mobile alla fiera di Milano, a Rho.
Il leader delle Forze di sostegno rapido (Rsf) ha avuto un colloquio telefonico anche con l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell. Lo ha riferito lo stesso generale, precisando di aver "riaffermato il nostro incrollabile impegno per la tregua umanitaria e la nostra disponibilità a offrire assistenza per il passaggio sicuro dei cittadini e dei cittadini stranieri. Siamo uniti nei nostri sforzi". Il leader delle Rsf ha poi aggiunto di essere disposto ad aiutare il trasferimento di cittadini sudanesi e stranieri "verso le destinazioni desiderate".
Un cittadino francese è rimasto ferito in un attacco contro il convoglio diplomatico nel quale si trovava durante l'evacuazione dal Sudan. Sull'attacco c'è uno scambio di accuse tra l'esercito sudanese e le Forze di sostegno rapido.
Ferito a colpi d'arma da fuoco anche un dipendente dell'ambasciata egiziana a Khartoum. Lo ha riferito un portavoce del ministero degli Esteri del Cairo citato da Sky News Arabia, senza fornire ulteriori dettagli.
FRANCIA - La Francia ha avviato una "operazione di evacuazione rapida" dei connazionali e del personale diplomatico in Sudan, ha reso noto oggi il ministro degli Esteri, aggiungendo che sono coinvolti nell'operazione anche cittadini europei e di "Paesi partner alleati".
Il Belgio collabora con Francia e Olanda per portare fuori dal Sudan i propri connazionali e altre persone che ne hanno bisogno, ha reso noto la ministra Hadja Lahbib precisando che sono in corso operazioni multiple per evacuare gli europei "il più velocemente possibile".
GRAN BRETAGNA - Le forze militari britanniche hanno completato l'evacuazione "rapida e complessa dei diplomatici e delle loro famiglie, nel quadro di una escalation della violenza e delle minacce allo staff dell'ambasciata", ha scritto il premier Rishi Sunak in un tweet ringraziando "l'impegno dei nostri diplomatici e il coraggio dei militari che hanno portato a termine questa operazione difficile". "Continuiamo a perseguire tutte le strade per porre fine allo spargimento di sangue in Sudan e garantire la sicurezza dei britannici che rimangono nel Paese", ha aggiunto, sollecitando le parti coinvolte nel conflitto "a deporre le armi e attuare un cessate il fuoco umanitario immediato per far sì che i civili possano lasciare le zone di conflitto".
USA - Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confermato l'evacuazione del personale diplomatico americano in Sudan a causa dei combattimenti che si stanno svolgendo nella capitale. "Sono orgoglioso dello straordinario impegno del personale della nostra ambasciata, che ha svolto i propri compiti con coraggio e professionalità e ha incarnato l'amicizia e il legame dell'America con il popolo del Sudan", ha detto Biden in un comunicato diffuso dalla Casa Bianca.
Le operazioni dell'ambasciata sono state quindi sospese provvisoriamente. "Sospendere le operazioni di una delle nostre sedi diplomatiche è sempre una decisione difficile, ma la sicurezza del nostro personale è la mia prima responsabilità", ha detto il segretario di Stato, Antony Blinken, denunciando i "gravi e crescenti rischi della sicurezza" posti dal conflitto fra le milizie dell'Rsf e le forze regolari.
Meno di cento persone, fra cui vi sarebbero stati anche alcuni diplomatici di altri Paesi, sono state portate via da Khartoum all'alba di questa mattina, a bordo di tre elicotteri Chinook atterrati nei pressi dell'ambasciata. Più di 100 militari Navy Seals e delle forze speciali dell'esercito sono partiti da Gibuti all'Etiopia e poi per il Sudan, dove sono rimasti sul terreno per meno di un'ora, ha spiegato il generale Douglas Sims in una call con i giornalisti una volta terminata la missione. Ma Biden ha ringraziato, oltre a Gibuti e l'Etiopia, anche l'Arabia Saudita, Paesi "di importanza critica per il successo della nostra operazione". Perché ieri 150 persone sono state evacuate via mare al porto saudita di Gedda.
RUSSIA - Quasi tutti i cittadini russi che si trovano a Khartoum sono stati trasferiti nella sede dell'ambasciata russa. Lo ha detto l'ambasciatore russo Andrey Chernovol. "Stiamo valutando tutti i modi possibili per evacuare i cittadini russi", ha dichiarato, citato da al Jazeera.
CHIUSURA SPAZIO AEREO - Il Sudan ha prorogato fino al 30 aprile la chiusura dello spazio aereo a causa dei combattimenti. "L'Autorità per l'aviazione civile ha comunicato ai piloti l'estensione della chiusura dello spazio aereo sudanese a tutto il traffico civile fino al 30 aprile", recita una nota dell'aeroporto internazionale di Khartoum. "Le forze armate annunciano anche che qualsiasi violazione dello spazio aereo avrà una risposta decisa".
COLLASSO RETE INTERNET - Nel Paese c'è un collasso quasi totale della rete Internet. Lo riferisce NetBlochs, Osservatorio di monitoraggio della sicurezza informatica e della governance digitale. "I dati di rete in tempo reale mostrano un collasso quasi totale della connettività Internet in Sudan con la connettività nazionale ora al 2% dei livelli ordinari", viene spiegato.
APPELLO DEL PAPA - "Rimane purtroppo grave la situazione in Sudan, perciò rinnovo il mio appello affinché cessi al più presto la violenza e sia ripresa la strada del dialogo", ha detto Papa Francesco, affacciato dalla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano al termine del Regina Coeli, invitando tutti a pregare per "le nostre sorelle e fratelli sudanesi".