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The Last of Us Parte I, la recensione

(Tecnologia) - Nel 2013 The Last of Us arrivava su PS3 offrendo ai videogiocatori non solo il miglior action adventure che Naughty Dog (Crash Bandicoot, Uncharted) avesse mai pubblicato, ma anche un incredibile sfoggio della potenza della console che, ormai quasi alla fine sel suo ciclo di vita, mostrava i muscoli con una grafica che fece gridare al miracolo. The Last of Us, con un solo episodio, era diventato già un classico: e quando PlayStation 4 arrivò sul mercato, il team di Naughty Dog si mise al lavoro sul seguito, mentre Sony dava alle stampe una versione rimasterizzata del primo gioco per l’allora neonata quarta PlayStation. Avanti veloce a oggi: The Last of Us Parte II , uscito nel 2020, è un capolavoro, ed è stato aggiornato appena uscito su PS5 con una patch che lo ha reso ancora più bello da guardare. Inoltre, e qui siamo ai giorni nostri, è in arrivo una serie TV su HBO che riprende le avventure di Joel e Ellie e il loro viaggio on the road per scoprire la verità (e forse trovare una cura) per l’epidemia zombi che sta cancellando la civiltà umana. Non stupisce quindi che Sony abbia deciso di pubblicare un remake del primo gioco sulla sua nuova console. E se nove anni possono sembrare troppo pochi per realizzare un remake, è necessario vedere con i propri occhi quanto la potenza tecnica di PS5 abbia giovato al titolo di Neil Druckmann.

Molti aspetti del gioco sono rimasti inalterati rispetto all’originale: la trama non cambia di una virgola, né vede aggiunte. Sia la campagna originale che il capitolo speciale Left Behind, incluso in questa versione, hanno la medesima durata di una volta, ossia tra le 12 e le 15 ore il primo e tra le tre e le cinque ore il secondo. Non sono state aggiunte nuove mosse, ma in compenso è stato fatto un ottimo lavoro sull’intelligenza artificiale: i nemici, che siano umani, fungini clicker o di altra natura ancora, ci inseguono con molta più convinzione, spesso cercando di accerchiarci e rendendo necessaria una pronta fuga per salvarsi la pelle. In questo modo, The Last of Us Parte II dona al gioco originale un’anima survival action ancora più spiccata, specie se giocato ai livelli di difficoltà più impegnativi. Per quanto riguarda la difficoltà e l’accessibilità, Naughty Dog ha mutuato da Parte II tutta una serie di parametri che ora è possibile selezionare, rendendo l’esperienza di gioco ancora più personale. Un menu davvero completo per i giocatori con le esigenze più disparate, per un’attenzione all’utente che tocca quasi ogni aspetto. E fortunatamente, anche l’intelligenza artificiale dei compagni di avventura è migliorata in modo notevole.

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La scelta di non toccare la trama e le storie dei personaggi è qualcosa che non ci sentiamo di criticare, anche perché è passato poco tempo rispetto all’uscita dell’originale. Si può comprendere la polemica che ha accompagnato l'uscita del gioco: 80 euro sono forse troppi per una versione deluxe migliorata nella grafica e nei menu. Ma ciò che fa di The Last of Us Parte II un remake e non una remastered è la cura nella realizzazione tecnica. Tutta la grafica del primo gioco è stata ridisegnata, sono stati inclusi effetti particellari e di luce a iosa, ed è possibile scegliere tra una modalità 4K con framerate variabile oppure il contrario: aggiornamento dell’immagine saldo a 60fps e risoluzione dinamica tra i 4K e i 2K. Inoltre, qualora si disponga di un televisore VRR, è possibile giocare a 120fps. Il gioco è anche compatibile con il feedback aptico del DualSense. Inoltre, vista la sua natura da accompagnamento della serie TV, questo remake è ricco di extra: un commento audio degli autori del gioco, così come una ricca galleria di extra, e anche opzioni pensate per i fan hardcore della serie, come ad esempio quella per cronometrare la propria speedrun. The Last of Us Parte I è sicuramente un'operazione commerciale, ma di quelle riuscite bene.

Essendo un gioco dalla spiccata anima narrativa, è innegabile come la realizzazione tecnica stellare di questo remake aiuti l'immedesimazione del giocatore, a fronte di una recitazione digitale ancora più convincente e degli ambienti ricreati con una versione migliorata del Naughty Dog Engine visto all'opera nel pur ottimo secondo capitolo. Inoltre, il gioco utilizza al meglio tutte le tecnologia messe a disposizione da PS5: oltre al già citato feedback aptico, l'audio 3D aggiunge spessore e profondità all'esperienza. Nove anni non sono tanti ma neppure pochi nel mondo dei videogiochi, ed è presumibile che molti possessori di PS5 non abbiano giocato all'originale PS3 o alla remastered su PS4. Questa edizione è senza dubbio la versione migliore possibile di The Last of Us, anche se un po' più di coraggio da parte di Naughty Dog, magari nell'aggiungere qualcosa a livello narrativo, avrebbe reso il tutto più accattivante. Questo non toglie il fatto che, in un periodo avido di giochi tripla A per la nuova generazione, The Last of Us Parte I sia un'esperienza da consigliare senza remore, soprattutto a chi non l'ha mai vissuta.

Formato: PS5 Editore: Sony Interactive Entertainment Sviluppatore: Naughty Dog Voto: 8/10

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